Un giorno i problemi di spalla di cui avevo già sofferto e trattato con terapia farmacologica, “cerottini” locali e tecar, si ripresentarono ed ebbero una escalation che mi portò ad una condizione ancor peggiore di quella che avevo già vissuto.

Oramai ero handicappato: a parte il dolore fortissimo che mi cagionava alcuni movimenti, erano proprio i movimenti in se stessi che non riuscivo ad effettuare. Decisi di sottopormi ad una nuova visita ortopedica. L’ortopedico, dopo solo 10 secondi di visita, emise il verdetto diagnostico: spalla congelata. Mi prescrisse l’effettuazione di una RMN: il referto era lungo e ricco di elementi indicativi di compromissione della funzionalità e delle strutture della spalla.
L’ortopedico, dopo averne dato lettura, mi prospettò quella che, in relazione al quadro clinico emerso, riteneva quasi una scelta obbligata: intervento in artroscopia chirurgica.
Per come stavo soffrendo e per quanto invalidante era la sintomatologia alla mia spalla, e pur essendo io una persona contraria per principio agli interventi chirurgici, accettai subito questa ipotesi.

Effettuai il pre-ricovero e firmai tutte le dichiarazioni di rito ma dopo averle firmate, venni colto da un grande stato di indecisione. Mi ritornavano in mente tutte quelle persone che nei giorni immediatamente precedenti avevano provato a convincermi che sottoporsi ad un intervento, seppur non ad alto rischio, un rischio comunque lo comportava.
Mia moglie era tra queste persone.

Mi chiese di ascoltarla, invitandomi a non operarmi, almeno non subito, ma di provare a seguire in primis le orme seguite dal padre di una sua collega, che aveva sofferto di una forma simile alla mia. La strada seguita dal padre era quella del trattamento osteopatico.

Quel lunedì non mi recai in clinica per effettuare l’intervento. Probabilmente feci una brutta figura ma dentro di me ero felice. Questo è l’antefatto.

Arriviamo al primo incontro con il Dott. Carlo Conte presso il suo studio di Via Scarlatti. Dopo la fase di anamnesi e la visita, il Dott. Conte, senza garantire alcuna certezza di successo, disse che sarebbe stato un errore non fare un tentativo con la terapia osteopatica per la risoluzione del problema che mi affliggeva.
E così iniziai i trattamenti. La situazione di partenza era molto compromessa e quindi i risultati non furono immediati. Il Dott. Conte mi invitava ad avere pazienza, evidenziandomi che tali risultati stavano arrivando senza l’uso di alcun farmaco e, soprattutto, senza aver effettuato l’intervento chirurgico.

Il Dott. Conte mi invitò ad eseguire con regolarità alcuni esercizi di riabilitazione, cosa che ho fatto allora e che faccio ancora oggi, con piacere.

La situazione della mia spalla è migliorata sempre, giorno dopo giorno, senza interruzioni. Ora posso affermare che la funzionalità della spalla sinistra è completa, a volte mi sembra che le ampiezze di mobilità siano addirittura superiori a quelle della spalla destra. Riesco a grattarmi la schiena anche in punti che una volta, seppur vicini, erano lontani “mille miglia”, riesco a lavarmi l’ascella destra, riesco ad infilarmi la camicia nei pantaloni dietro la schiena, riesco a pagare il pedaggio della tangenziale senza dover soffrire, e tantissime altre cose.

Il Dott. Conte, grazie al suo lavoro, è riuscito a risolvere il problema che mi affliggeva. Non so se va ringraziato chi ti offre una sua prestazione professionale, ma io mi sento di ringraziarlo comunque, soprattutto per quella iniziale assenza di certezze, certezze che solo chi ha una visione limitata o persegue forti interessi personali può permettersi di avere.